La presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Palazzo del governo di Riga per l’incontro bilaterale con il primo ministro Krisjanis Karins.
“In tema migrazione ci siamo trovati d’accordo.
La Lettonia ha confini esterni dell’Ue, ragionare di movimenti primari invece che discutere di quelli secondari è più facile.
La gestione della migrazione per essere affrontata in maniera unanime deve essere gestito dall’origine. Perché siamo nazioni diverse. Se insieme lavoriamo per fermare l’immigrazione illegale, dando pari diritti a chi viene a vivere da noi quando i flussi vengono governati, è il modo migliore per affrontare questa materia”, ha detto Meloni nelle dichiarazioni congiunte dopo l’incontro con il primo ministro Karins.
“Dopo sarò alla base militare di Camp Adazi dove 270 militari italiani lavorano nell’ambito della missione Nato Enhanced Forward Presence, e questo dimostra non solo l’attenzione che l’Italia riconosce ai nostri alleati che sono di frontiera ma anche quanto riteniamo che in tema di difesa e di sicurezza, in questo tempo, si debba essere particolarmente attenti, concentrati e lucidi”, ha dichiarato Meloni.
Parlando dell’imminente vertice Nato, “l’Ucraina sarà al centro vertice di Vilnius, insieme alla politica di sicurezza e di difesa. Le posizioni di Italia e Lettonia sono in buona sostanza identiche: abbiamo sostenuto e sosteniamo l’Ucraina a 360 gradi, anche lavorando perché l’Europa possa maggiormente investire sulla propria sicurezza e difesa”, ha affermato Meloni.
Meloni si prepara per il vertice Nato a Vilnius
Una tappa a Riga, per visitare il contingente italiano, parte dell’operazione Nato Baltic Guardian e completare, con l’incontro con il primo ministro lettone Arturs Krisjanis Kariņs, la preparazione del vertice Nato che la aspetta martedì e mercoledì a Vilnius. Sarà la prima uscita pubblica per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo che in Italia si è consumato il violento scontro frontale con la magistratura. La visita a Riga – già in serata poi la premier si sposterà a Vilnius – è la prima di un presidente del Consiglio italiano ad una bilaterale dal ’98. E consentirà alla premier di stringere i rapporti con la Lettonia (l’interscambio nel 2022 ha segnato un +30,4% a 1,1 miliardi) ma anche di approfondire i temi al centro del vertice Nato, la roadmap per l’adesione dell’Ucraina, la postura dell’Alleanza sul fianco orientale e le spese per la difesa. Nella giornata di Riga non sono previsti contatti diretti con la stampa: al bilaterale con Karins (tra i fondatori di Nuova Era, partito che aderisce al Ppe) faranno seguito dichiarazioni congiunte, mentre la base militare di Camp Adazi, dove sono di stanza 250 militari italiani con 139 mezzi terrestri nell’eFP Battle Group Lettonia – sarà off limits per motivi di sicurezza, in una base che è diventata strategica dopo l’inizio della guerra di aggressione russa all’Ucraina, per presidiare il fianco est della Nato. La premier cercherà di lasciare sullo sfondo i casi che hanno coinvolto esponenti di primo piano di Fdi, la ministra Daniela Santanchè prima, il viceministro Andrea Delmastro e, da ultimo, il co-fondatore del partito e presidente del Senato Ignazio La Russa. E si concentrerà sui dossier dell’Alleanza atlantica, a partire appunto dal “supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina”, come ha ribadito anche mentre diceva no all’invio di bombe a grappolo, annunciata dagli americani. L’Italia si è schierata contro le cluster bomb già da tempo, firmando con 122 paesi la convenzione Onu, ha ricordato la premier, allineandosi ai principali partner europei (Francia, Germania ma anche Spagna e la Gran Bretagna dell’amico Rishi Sunak, che Meloni ha sentito al telefono qualche giorno fa proprio in vista del vertice). L’avvio di un “percorso di avvicinamento” di Kiev alla Nato (con l’istituzione del consiglio Nato-Ucraina), il faro sul Sud e sui pericoli che possono venire dal Mediterraneo sono alcuni degli obiettivi dell’Italia al vertice, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani in una intervista al Messaggero, sottolineando che sul fronte del target del 2% del Pil per la difesa, ci sono una serie di spese aggiuntive che andrebbero considerate, come “la missione in Niger contro i terroristi ma anche i controlli della GDF a Valona in Albania”. Spese che aiuterebbero ad avvicinarsi all’obiettivo.